Sì, avete capito bene: le aquile! Ma non erano oche, penserete, e per giunta selvatiche?
Certo, lo erano. Ochette spaurite e confuse, disorientate dalle insidiose sabbie mobili di land in disarmo, timorose dei venti di tempesta che hanno sconvolto il metaverso italiano.
Ma ora, calmatesi le acque e le arie, finalmente hanno spiccato di nuovo il volo verso promettenti orizzonti. Ma le oche volano poco e male, per cui hanno dovuto aprire nuove grandi ali, aguzzare la vista, affinare il becco fino a tramutarsi in maestose regine del cielo.
Sono poche, è vero, come pochi (ma buoni) erano ieri gli intervenuti alla serata di inaugurazione del gruppo di Arme d'amour. Ma le motivazioni e i progetti sono validi e consistenti, e faranno sì che - ne siamo certi - altre ali spunteranno a coloro che sanno ancora guardare in alto, e lo stormo si arricchirà di altre poetiche creature.
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